Al via il Sinodo dei Giovani

Vescovi da tutto il mondo si sono riuniti da mercoledì 3 ottobre, fino al 28 ottobre, al Sinodo dei giovani. L’assemblea rappresenta una «opportunità provvidenziale» in questo frangente, ha detto il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, che ha confermato che partecipano al Sinodo due vescovi cinesi invitati dal Papa dopo il recente accordo con Pechino.
Quello che si è aperto è «il terzo Sinodo convocato da Papa Francesco» dopo il doppio Sinodo sulla famiglia (2014-2015), ha ricordato il porporato toscano, e «si pone nella linea delle precedenti assemblee, il cui filo conduttore è il rinnovamento della Chiesa e della società a partire proprio dalle fondamenta: la famiglia e i giovani che garantiscono le generazioni future». Il tema dei giovani «è certamente oggi una “sfida”, come del resto lo fu quello della famiglia» e «la Chiesa non ha paura di affrontare le sfide, che sono sempre difficili e insidiose» perché «è sicura che la forza spirituale e umana le viene dallo Spirito Santo, che ispira e sostiene i suoi Pastori e il suo gregge, con a capo colui che ha il ministero di confermare i fratelli».
In particolare, come ha detto il Papa, la Chiesa «vuole mettersi in ascolto della voce, della sensibilità, della fede e anche dei dubbi e delle critiche dei giovani». Spesso, ha detto da parte sua il cardinale Sergio da Rocha, relatore generale, «si sentono voci che incolpano i giovani per essersi allontanati dalla Chiesa. Ma molti di loro hanno vissuto situazioni che li portano ad affermare che è la Chiesa ad essersi allontanata dai giovani. E ce lo dicono apertamente. In molti casi non l’hanno sentita e non la sentono vicina e accogliente, specialmente nei momenti più faticosi del loro percorso di crescita umana. Dovremo così chiederci: siamo comunità significativa per i giovani oggi? In che modo essi possono essere protagonisti nella vita della Chiesa? Quali conversioni e gesti profetici sono necessari per riguadagnare la fiducia e la stima delle giovani generazioni?».
Alla 15esima assemblea generale ordinaria del Sinodo, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, prendono parte 266 padri sinodali: 50 cardinali, sei patriarchi, un arcivescovo maggiore, 44 arcivescovi, 101 vescovi residenziali, 37 ausiliari, sei vicari apostolici e un vescovo prelato, dieci religiosi in rappresentanza dell’Unione dei Superiori generali e dieci membri tra presbiteri e religiosi non vescovi. Partecipano inoltre, senza diritto di voto, 23 esperti e 49 tra uditori e uditrici: fra di loro 36 giovani, tra 18 e 29 anni, scelti in rappresentanza dei diversi continenti e delle diverse categorie interessate (seminari, ordini religiosi, associazioni, pastorale giovanile) il cui ruolo, ha spiegato Baldisseri, è «l’ascolto degli interventi dei padri sinodali», ma «potranno intervenire e saranno presenti nei circoli minori, dove possono prendere la parola e collaborare alla stesura dei “modi”, cioè gli emendamenti, inseriti nella relazione finale».
A chi domandava se gli abusi sessuali sono un «impedimento» all’avvicinamento della Chiesa ai giovani, ricordando che nei Paesi baltici anche il Papa ha sottolineato che i giovani sono indignati dagli scandali sessuali ed economici, Baldisseri ha risposto che «i giovani sono molto più intelligenti e aperti, al bene e al male, capiranno e capiscono: certo che gli scandali che sono avvenuti nella Chiesa in questo tempo colpiscono la mente e il cuore e l’immaginario, ma credo che i giovani siano aperti a capire la fragilità umana, mantenendo salda la loro fede nel vangelo. Non credo che gli scandali siano un impedimento, anzi, è un’occasione forse per testare di più quello che è la Chiesa, santa e peccatrice, sempre bisognosa di conversione. Si tratta anche di un’occasione perché la Chiesa sia conosciuta non solo a causa di alcuni che hanno fallito o hanno dato scandalo. Il Sinodo è l’opportunità provvidenziale per poter spiegare, far capire ai giovani e agli adulti che la Chiesa non è rappresentata solo da alcuni che sbagliano. Ho incontrato giovani entusiasti intorno al loro vescovo, sacerdoti, religiosi, la figura del Santo Padre è venerata e ammirata, e questa è una buona premessa per lavorare bene in queste settimane».

Iacopo Scaramuzzi in “La Stampa” del 3 ottobre 2018