In ogni tempo, per ciascuno di noi, per le nostre comunità, per la chiesa, la tentazione più seducente e pericolosa è, sotto varie forme, la stessa: essere abbagliati, attirati da una potenza che non è quella di Dio – svelata e narrata da Gesù Cristo – e rifiutare la debolezza quale spazio in cui Dio si manifesta e si consegna agli uomini, affinché essi lo cerchino e lo riconoscano.
- Ho il coraggio di entrare nel deserto, per trovare la sorgente della vita che mi abita?
- Quale aspetto della mia vita rifiuto perché segno di debolezza e che vorrei che Dio risolvesse?
Commento alla immagine a fianco
L’opera, di D.A.S.T. Arteam, è stata realizzata tra il 1995 e il 1997: 8.000 mq di sabbia, che sono stati spostati per creare un’installazione artistica che occupa 100.000 mq di deserto tra il Mar Rosso e una serie di antiche montagne vulcaniche nella regione del deserto orientale dell’Egitto. Si compone di una spirale di coni e buche disposti a spirale attorno ad un laghetto centrale pieno acqua. Come lo spettatore si avvicina al centro i coni gradualmente si fanno più piccoli facendo sentire il visitatore dell’istallazione sempre più grande.
Il team di artisti è composto da Danae Stratou, Alexandra Stratou e Stella Constantinides. Questa istallazione vuole lavorare su due livelli differenti in termini di punto di vista: dall’alto come una immagine visiva, e da terra, camminando lungo il percorso a spirale, compiendo il quale si vive un’esperienza fisica e spirituale. Spiega il team di artisti: ”Con gli occhi della mente il deserto è un luogo dove si sperimenta l’infinito“. Il deserto, infatti, non è solo luogo vuoto e disabitato. È luogo in cui l’uomo può compiere un cammino dentro e fuori di sé, un percorso che ci porta a incontrare la sorgente del nostro vivere e a ritrovare noi stessi e Dio.