LA STORIA

LA BASILICA DI SAN CESARIO NELLA STORIA

La chiesa di San Cesario ha assunto nel corso degli anni il titolo di pieve e di basilica. Bisogna precisare che basilica può essere un titolo che viene conferito alle chiese direttamente dalla Santa Sede, oppure è quella chiesa nata su un tempio pagano. Alcuni storici ritengono che la chiesa di San Cesario sia stata costruita sopra i resti di un tempio pagano dedicato ad Apollo.

Molti storici fanno risalire la chiesa di San Cesario al IX secolo dopo Cristo; probabilmente l’antico sacello è di molto anteriore, cioè è da porsi tra il V e il VII secolo dopo Cristo. Tutti sono concordi nell’affermare che risulti essere ignota l’origine della chiesa; questo è dovuto anche all’assenza di materiale così antico negli archivi parrocchiali che attesti con esattezza la nascita della chiesa. Dove oggi è situata la chiesa, in origine, secondo alcuni storici, doveva esservi un santuario o una cappella dedicata a San Cesario, costruita dai monaci benedettini, i quali, nelle zone adiacenti alla chiesa, avevano un loro monastero. Il fatto che il santuario fosse dedicato a San Cesario è segno di una devozione che vi era nei confronti del santo e che proseguì e si intensificò nel corso dei secoli. Non si può sapere con esattezza come e quando abbia avuto origine la devozione a San Cesario; per alcuni il culto fu diffuso dai monaci benedettini di Nonantola. Nell’archivio parrocchiale si legge come fu proprio in onore del santo che nel 925 dopo Cristo fu costruita una basilica ampliata e completata nel 1200 grazie anche ai doni di Matilde di Canossa. Il culto al santo si intensificò quando nel 1636 il parroco don Vignoli ottenne per la parrocchia la reliquia della mandibola inferiore del santo, per interessamento anche del marchese Luigi Boschetti.

I territori della chiesa si ampliarono intorno all’anno 1100 quando la contessa Matilde di Canossa donò numerosi territori alla parrocchia. Fu nel 1112 che Matilde, per il grande amore che aveva verso il monastero, fece un donazione corposa ai religiosi che vivevano nella zona; a tal proposito così si legge nella biografia di Matilde del Donizone:

 […] E già splende la chiesa di San Cesario nel suo fulgor, per gli arredi d’oro e di argento. Ad essa hai donato ampi possedimenti, libri, palii, cose preziose, tanto che ora supera chiese più importanti. […]

 

La chiesa di San Cesario subì un incendio all’incirca nell’anno 1348; in breve tempo iniziarono i lavori di restauro che si conclusero nel 1544, anno in cui venne costruito l’attuale campanile che si innalza nella parte sinistra della chiesa. Nel 1666 l’Abate Molza, ritenendo la chiesa rude ed informe, fece ingabbiare nel gesso gli archi e le colonne interne, innalzare il pavimento, rifare l’intonacatura interna ed esterna e fece aprire due grandi finestre rettangolari sui fianchi, nell’abside e sulla facciata. Con l’obiettivo di rendere lo stile della chiesa più consono alla moda del tempo, cioè il barocco, arrivò quasi a creare un nuovo edificio, cambiando interamente i caratteri dell’antico sacello.

Di questa basilica  nulla più si dice fino al 1942, quando fori praticati nelle colonne di mattone misero in evidenza gli antichi pilastri rotondi originari. Si decise allora di iniziare i lavori di restauro per riportare la chiesa alla sua fisionomia originaria. Fu don Armando Galloni che, avendo intuito la presenza di una architettura romanica al di sotto del rifacimento barocco, diede inizio ai lavori di restauro il 6 giugno 1944. Nel 1945 fu nominato parroco di San Cesario don Mario Moretti che proseguì e promosse vivamente i lavori di restauro. Possiamo oggi sapere con esattezza come avvennero tali lavori grazie a due quaderni di don Moretti, presenti nell’archivio parrocchiale, dove egli annotò con accuratezza e precisione lo svolgimento dei lavori. Nel primo quaderno, nel giorno 7 gennaio 1946 , si legge:

Dalla mia presa di possesso il 16 settembre 1945, i lavori di restauro già coraggiosamente e intelligentemente incominciati dal cappellano e poi economo spirituale don Armando Galloni, erano rimasti interrotti. Li ripresi […]

 

Si legge ancora negli appunti di don Moretti:

La chiesa svestita nel 1946 del suo pesante mantello di gesso, libera dalle sovrastrutture deturpanti l’originale linea preromanica, appariva tutta butterata, scalzata, e all’estraneo come bombardata: questa era proprio l’impressione che faceva, dato che si era negli anni appena seguenti i paurosi bombardamenti di guerra. Quante volte mi sentivo chiedere dai forestieri che passavano dalla chiesa: “Quando fu bombardata?”. Era necessario perciò fare qualche cosa per continuare i lavori per renderla meno indecorosa. […]

Con i lavori alla basilica, che si conclusero nel 1966, vennero demoliti gli undici altari esistenti e venne rifatto l’altare centrale: si ritrovarono così gli antichi pavimenti del nucleo edilizio originario. Il soffitto e il tetto furono completamente rifatti; non fu ripristinato il tetto a capanna come era originariamente, ma si alzarono le capriate della navata centrale, così restarono inferiori le navate laterali. Si isolò la basilica dagli edifici che vi si addossavano, abbattendoli. Infine si fece il restauro dei capitelli, dei quali due rovinati furono completamente rifatti.

Circa il rifacimento della facciata della chiesa si legge così nel diario di don Moretti:

Poiché la facciata della chiesa con intonaco vecchio e cascante, con finestroni e porta che mal si reggevano e mal si chiudevano, destava un aspetto orribile ed indecoroso al massimo, sia per il decoro della casa di Dio, […] sia per il decoro dello stesso paese di San Cesario, […] decisi ad ogni costo, passando sopra a chi consigliava lavorare nell’interno, seguire un piano coordinato e paziente di lavoro, decisi di affrontare il lavoro della facciata.

Quest’anno (1952) fu occupato nello scrostare totalmente la facciata per ricercarne tracce originali; fatti scavi in profondità ne fu scoperta con gran meraviglia l’originale cornice d’arenaria e i piastroni d’arenaria ben conservati […]

I lavori alla facciata della basilica si conclusero nel 1953; l’inaugurazione avvenne nel maggio del 1954. Così si legge:

L’inaugurazione della facciata fu fatta con enorme solenne concorso di personalità e popolo il 9 maggio 1954, alla presenza di S.E. Mons. Marino Bergonzini, nativo del comune di San Cesario e battezzato in San Giovanni a Spilamberto, che benediceva la ricostruzione.

Nelle ultime pagine dei quaderni dell’arciprete si legge quasi un riassunto conclusivo dei lavori di restauro della basilica:

Scavo completato di circa un metro per tutta la chiesa, riportata al piano originale; scopertura delle basi delle colonne e pilastrate, demolizione di tutti gli altari, della tribuna dell’organo […],rifacimento dei muri perimetrali esterni […]; scavato anche all’esterno per un metro di larghezza e riscoperte le basi d’arenaria che girano a cornice lungo tutta la chiesa […]. Tolto il piano presbiterale di ciottoloni di arenaria, sotto il quale è comparsa la tomba romana che tanta risonanza ha sollevato nel campo degli studiosi.

In poche righe vengono condensate molte demolizioni e ricostruzioni!

È grazie a questi lavori di restauro che la chiesa ha riacquistato l’originale stile romanico.

Da allora non sono stati svolti grandi lavori di restauro sulla chiesa, come si può notare bene dallo stato attuale della basilica.

 

 

Quando è sorta la parrocchia a San Cesario sul Panaro?

Nella forma attuale con clero secolare è sorta con tutta probabilità solo nel secolo XV; ma certamente anche precedentemente vi era chi aveva la cura delle anime a San Cesario: infatti esiste nei documenti della parrocchia un arciprete di San Cesario di nome Alberto nel 1101. Si deve ammettere che a San Cesario esisteva già all’epoca una parrocchia non totalmente organizzata.

 

La Basilica al suo interno