Vedere o non vedere, sentire o non sentire, oggi, è solo un fatto di volontà. A Gaza e in tante altre parti del mondo (Ucraina, Libano, Haiti, Sudan…e l’elenco potrebbe allungarsi di molto) sono milioni i crocifissi e i poveri della nostra storia.
In questi ultimi anni un collettivo virtuale di artisti residenti in tutto il mondo sta trasformando in opere d’arte gli scatti di alcuni fotoreporter che lavorano, malgrado tutto e a rischio della vita, a Gaza, e permettono di scaricarle liberamente da un sito, Unmute Gaza (Togli il muto a Gaza).
è il simbolo dei telefoni cellulari che compare quando non vogliamo silenziare la chiamata. Questo simbolo collocato sulle opere d’arte rappresenta il silenziatore che anche noi tante volte attiviamo dentro di noi per non vedere e non sentire le sofferenze degli uomini, delle donne e dei bambini del nostro tempo, vicini o lontani, vivendo così in modalità “mute”- silenziosa – non disturbare.
In modalità “mute”, anche di fronte allo sguardo d’amore di Gesù, vive l’uomo di cui ci racconta il vangelo. È un uomo buono, fin dalla giovinezza ha osservato tutti i comandamenti: non fa nulla di male, non uccide, non ruba, non dice il falso, non commette adulterio, onora i genitori… Gesù lo fissa negli occhi e lo apprezza, lo ama, però per Gesù il problema non è accontentarsi di non fare il male, il problema è fare il bene, ascoltare il grido dei poveri e prendersi cura di chi soffre non a parole, ma concretamente, uscendo dalla modalità “mute”, aprendosi agli altri e condividendo ciò che possediamo. Come scrive papa Francesco in Evangelii Gaudium: “Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. Sappiamo che Dio desidera la felicità dei suoi figli anche su questa terra, benché siano chiamati alla pienezza eterna, perché Egli ha creato tutte le cose «perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17), perché tutti possano goderne. Ne deriva che la conversione cristiana esige di riconsiderare specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il conseguimento del bene comune”.
L’artista statunitense Shepard Fairey ha realizzato la sua opera partendo da una fotografia scattata dal giornalista Khaled Belal a Gaza l’8 novembre 2023. Sul quadro è riportata la scritta “Can you hear us?” (Riesci a sentirci?).
Come discepoli di Gesù non possiamo limitarci all’ambito privato, accontentandoci di preparare la nostra anima per il cielo solo con preghiere, non facendo nulla di male; il vangelo ci chiede di uscire dalla modalità “mute” e di aprire gli occhi, gli orecchi, le mani, il cuore e il portafoglio.
E noi? Riusciamo a sentire il grido dei poveri, vicini e lontani a noi, oppure viviamo in modalità “mute”?